A dieta da una vita: come uscirne

“Non riesco a seguire una dieta”: questa è la tipica frase pronunciata da molte persone. S’inizia un regime alimentare, si è travolti dallo stress indotto dalle eccessive restrizioni, si recupera il peso perso. Questa sequenza si perpetua, in certi casi, innumerevoli volte.
Eppure, ciascuno di noi nasce con la capacità di autoregolare il suo introito alimentare. Questo istinto innato, tuttavia, è perso nel corso della vita a causa di numerosi condizionamenti esterni.
Scopriamo insieme come “riavvolgere il nastro” e vivere, finalmente, un rapporto sereno con il cibo.


Contenuti dell’articolo:

  1. Conseguenze fisiche e psicologiche del continuo stare a dieta;
  2. Perché perdiamo l’innata capacità di autoregolazione;
  3. Approcci che decentrano l’attenzione dal “problema dieta”;
  4. Consigli pratici per riacquisire un corretto rapporto col cibo.

Conseguenze fisiche e psicologiche del continuo stare a dieta

Prima di affrontare tale argomento, è necessaria una premessa: quest’articolo non intende demonizzare le diete. Una persona in sovrappeso o obesa, che è guidata a migliorare gradualmente le proprie abitudini alimentari, in perfetta armonia con il proprio benessere psicologico, non deve temere alcuna conseguenza negativa. Il problema risiede in coloro che si ritrovano in un “circolo vizioso” che li fa sentire, sempre, in obbligo di stare a dieta, con ovvie conseguenze sul proprio benessere globale.

L’ossessivo autocontrollo del peso corporeo genera numerosi danni psicologici.

Gli studi clinici dimostrano che le diete restrittive, soprattutto se protratte per anni, aumentano le sofferenze psicologiche, le preoccupazioni su cibo e peso, la depressione e l’insoddisfazione; inducono continue fluttuazioni ponderali (effetto yo yo), riducono l’autostima e favoriscono disturbi del comportamento alimentare.
I modelli di magrezza e perfezione proposti dai mass-media generano discriminazioni ai danni di chi non presenta il peso corporeo entro certi canoni; queste persone, a causa della paura del giudizio altrui, possono arrivare a evitare l’attività fisica e le cure mediche.


Perché perdiamo l’innata capacità di autoregolazione


Il Mindful Eating, un approccio che evoca un cambiamento delle proprie abitudini alimentari, guidato dall’interno del proprio essere (non dall’esterno, come la maggioranza degli approcci dietetici), evidenzia come il neonato, appena nato, presenti un naturale meccanismo di autoregolazione alimentare. Analogamente, durante lo svezzamento, il bambino esplora per la prima volta i vari cibi e presenta l’innata capacità di fermarsi quando il pasto è stato sufficiente a ricoprire le sue necessità energetiche.
Ecco, però, che entrano in campo i primi condizionamenti. I genitori e i nonni, terrorizzati dall’idea di vederlo denutrito, inducono il piccolo a introdurre eccessive quantità di cibo, con ricatti o con promesse di premi finali (spesso dolciumi!). Il povero bimbo riceverà degli stimoli che non sono coerenti col suo meccanismo di regolazione fisiologica, alterando l’“ascolto” di quest’ultimo.
Inoltre, se a tavola i genitori si nutrono di cibo industriale, il figlio proverà ad assaggiarlo. Tali cibi, definiti tecnicamente “altamente palatabili”, sono così zeppi di grassi, zuccheri e additivi che scavalcano i normali meccanismi di regolazione fisiologica. Ecco perché ne siamo attratti come una droga!
Diventato adolescente, il figlio, ormai con i meccanismi di autoregolazione alimentare sballati, avrà accumulato eccesso di peso e si scontrerà con i modelli di magrezza offerti da TV, internet e riviste. Ecco che s’imporrà restrizioni alimentari, spesso smodate, che si dimostreranno insostenibili. Il cibo diverrà da una parte un peccato di gola, dall’altro un amico segreto per sfogare le proprie tensioni. Molto lontano da quella che il Mindful Eating chiama “la saggezza del corpo”, cioè la capacità di quest’ultimo di inviare segnali al cervello, tali da regolare il nostro introito alimentare.

Approcci che decentrano l’attenzione dal “problema dieta”

“Domani inizio la dieta” è una frase comune, diventata quasi una moda, soprattutto nel sesso femminile. La verità è che non dovrebbero esistere né un primo né un ultimo giorno, né un inizio né una fine, se parliamo di regimi controllati quasi in maniera paranoica. Piuttosto, bisognerebbe proporsi delle scelte che rispettino il proprio corpo.
Su questo filone di pensiero, s’inseriscono alcuni approcci alternativi alla classica dieta restrittiva, che allontanano l’attenzione dal concetto “stare a dieta” e lo focalizzano su “essere in salute”. Due delle proposte che meglio lo rispecchiano, sono in Mindful Eating (prima menzionato) e l’Intuitive Eating. Questi due approcci, che presentano delle differenze, richiamano però alcuni importanti concetti comuni, in particolare:

  • Un’esperienza del cibo vissuta in maniera completa e piacevole e, nel frattempo, rispettosa del proprio corpo; l’Intuitive Eating la definisce una nutrizione “gentle” che possiamo tradurre come dolce, delicata, gentile;
  • L’eliminazione di ogni pregiudizio verso il proprio corpo, verso certi cibi e verso se stessi;
  • La consapevolezza della presenza di condizionamenti esterni alla base dei nostri comportamenti, senza che questi, però, generino un’autocritica.

Qualsiasi intento o percorso di miglioramento del proprio stile di vita dovrebbe, a mio avviso, essere ispirato a questi principi.

Consigli pratici per riacquisire un corretto rapporto con il cibo

Per un sano rapporto con il cibo è fondamentale non dimenticarne l’aspetto edonistico.

Ho cercato di riunire una serie di suggerimenti che originano sia dagli approcci sopra menzionati sia dalla mia pratica clinica.

  • Decentrare il concetto di dieta: questo consiglio è rivolto, soprattutto, a chi ha numerose diete alle spalle. Decidere di distogliere l’attenzione dal concetto di dieta non significa disinteressarsi. Significa provare ad alleggerire il proprio cervello da qualcosa che, negli anni, si è trasformato in un pensiero ingombrante. Focalizzare, invece, l’attenzione sul benessere derivante da un’alimentazione sana;
  • Superare la paura di “abbassare la guardia”: il tipico timore di chi, per la prima volta, prova a zittire l’eccessivo controllo delle scelte alimentari, è che la situazione “sfugga di mano”.La verità, scientificamente provata, è che sono proprio le costanti privazioni in quantità e qualità di cibo a innescare in noi il più primordiale istinto a sovralimentarci;
  • Concedersi anche i cibi “proibiti”: uno dei punti cardine dell’Intuitive Eating è permettere a se stessi di scegliere anche cibi tipicamente considerati “non da dieta”: un gelato, una pizza, un cornetto al bar, del cioccolato. Privarsene per lunghi periodi significa innescare la perdita di controllo;
  • Evitare le critiche verso il proprio corpo: allontanare la propria attenzione dalla continua ossessione per il proprio corpo, spesso giudicato non rientrante in canoni estetici; non confrontarlo con quello di altre persone; concedersi cure fisiche come docce, creme, profumi, massaggi e un abbigliamento che rispecchi la propria personalità, indipendentemente dalla propria taglia;
  • Godere del cibo: sedersi a tavola in tranquillità, senza distrazioni; usare tutti i sensi per percepire il cibo, sentendo i profumi, l’aspetto, la consistenza e masticando lentamente per avvertire ogni singola sfumatura di sapore. Tutto ciò ci fa riapprezzare il cibo e favorisce una sazietà non solo fisica ma, anche, psicologica;
  • Mangiare in maniera rispettosa per il proprio corpo: liberarsi dai condizionamenti sopra descritti significa ricollegarsi alla propria capacità innata di autoregolazione alimentare; libero dall’ossessivo desiderio di un cibo proibito e dall’incubo della dieta, il corpo inizierà automaticamente a selezionare i cibi che lo fanno star bene, quindi, più salutari;
  • Scegliere alimenti naturali: i cibi industriali contengono, purtroppo, additivi che falsano il gusto e interferiscono con il nostro obiettivo, cioè, riconnetterci all’autocontrollo alimentare innato;
  • Vivere l’attività fisica come un piacere: analogamente a quanto espresso per il concetto di “dieta”, distaccare il movimento fisico dall’obiettivo di perdita di peso; muoversi di più con lo scopo di percepire il benessere corporeo, di divertirsi, di rilassarsi.

Quanto analizzato in quest’articolo è solo una breve sintesi di un argomento che meriterebbe un più ampio spazio. Ne coglie, però, i concetti salienti.

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