Cosa mangiare in caso di reflusso gastroesofageo

Il reflusso gastroesofageo è una condizione molto diffusa. Chi ne soffre ha difficoltà a capire quali cibi evitare per controllare la sensazione di acidità e bruciore.
Per gestire o, addirittura, migliorare sensibilmente il reflusso gastroesofageo, è bene tenere a mente due concetti fondamentali:

  • È una patologia recidivante, cioè appena si sospendono le cure farmacologiche, tende a ritornare; una dieta mirata, però, permette di gestirla nel tempo;
  • È inutile colpevolizzare l’uno o l’altro alimento; la dieta dovrà agire a 360°, correggendo gli squilibri presenti nell’apparato gastrointestinale.

Lista degli argomenti dell’articolo:

Come agire

Possiamo tracciare, idealmente, un percorso che vada a intervenire sui diversi aspetti del problema. Le fasi indicate non devono avvenire in sequenza ma, in concomitanza:

  • Attenuare l’infiammazione dell’esofago, riducendo l’eccessiva secrezione acida dello stomaco ed evitando i cibi irritanti;
  • Correggere gli squilibri del microbiota intestinale che peggiorano la gravità del reflusso;
  • Ridurre il grasso addominale;
  • Gestire lo stress;
  • Assumere alcuni comportamenti quotidiani corretti.

Attenuare l’infiammazione dell’esofago

Ribadendo che l’obiettivo è ripristinare l’equilibrio perso, come vedremo nei passaggi successivi, illustriamo come comportarsi, nell’immediato, nei confronti di un esofago che si presenta infiammato e dolente.
Come molti già sapranno, alcuni cibi irritano ulteriormente le mucose: spezie piccanti (pepe, peperoncino, paprika, curry,…), cibi acidi (arance, limoni, pompelmi,…), cibi molto salati, cibi eccessivamente dolci, salse ristrette.

Meno noti sono gli alimenti e i comportamenti che aumentano la secrezione acida dello stomaco. Digiunare per diverse ore è tra i principali errori commessi da chi soffre di questa patologia; il consiglio è di intervallare colazione, pranzo e cena con degli spuntini.
Esistono alcuni alimenti che se assunti (in particolare a digiuno) aumentano la secrezione di acido da parte dello stomaco: tra i principali imputati ricordiamo: latte, caffè e cioccolato.
Gli accorgimenti qui indicati servono solo a “arginare i danni”. Tra poco analizzeremo come affrontare il problema più in profondità.

Riequilibrare il microbiota intestinale

Se chiedessi a chi sta leggendo quest’articolo se, oltre al reflusso, presenta pancia gonfia, con molta probabilità risponderebbe di sì. La causa del gas intestinale è, in genere, un’alterazione del microbiota intestinale.
Per microbiota intestinale intendiamo l’insieme di microorganismi che vivono pacificamente nel nostro intestino. Nel linguaggio comune è chiamata “flora batterica intestinale” e i microorganismi che vivono dentro di noi, favorendo la nostra salute, sono spesso denominati “batteri buoni”.
Cosa c’entra il microbiota intestinale col reflusso gastroesofageo?
Noi non siamo fatti di compartimenti stagni e l’errore comune è voler risolvere il problema di una zona del corpo(l’esofago) senza considerare l’influenza di organi anche lontani da esso. Ecco perché parlavo di approccio a 360°! In alcuni casi, il reflusso gastroesofageo (soprattutto se il soggetto non ne ha mai sofferto in precedenza) potrebbe essere semplicemente una manifestazione di un microbiota non sano.
Un’alterazione della composizione del microbiota è definita disbiosi. Essa si manifesta in vari modi, tra cui, la formazione di gas intestinale. Quest’ultimo è capace di risalire fino allo stomaco e premere sotto lo sfintere gastroesofageo (che separa stomaco da esofago) favorendone l’apertura. I succhi gastrici risalgono e irritano la mucosa esofagea.
Ecco perché, nella maggioranza dei casi, per migliorare la sintomatologia del reflusso dovremo prima riequilibrare l’intestino.
In un mio precedente articolo parlo di come prevenire e trattare le disbiosi intestinali.

Ridurre il grasso addominale

Chi presenta un accumulo di tessuto adiposo localizzato prettamente tra stomaco e addome, ha un maggior rischio di sviluppare reflusso gastroesofageo. La causa non risiede tanto nell’adipe in sé, ma nella particolare posizione. Esso genera una pressione proprio sotto lo stomaco, favorendo l’apertura dello sfintere gastroesofageo.
Perciò, in questo caso, dimagrire, oltre agli altri indiscutibili benefici sulla salute, riduce anche l’entità del reflusso gastroesofageo.

Gestire lo stress

Stress e digestione sono intimamente connessi. Il nervo vago è un insieme di fibre del Sistema Nervoso Parasimpatico che parte dal cervello e si dirama in periferia verso diversi organi. La sua attivazione prepara il corpo alla digestione e all’assorbimento dei nutrienti. Induce, infatti, la secrezione della saliva, i movimenti peristaltici dell’apparato digerente, la produzione dei succhi gastrici, il rilascio della bile, la contrazione della vescica. È associata a una condizione di riposo del corpo.
In Sistema Nervoso Simpatico ha, invece, una funzione opposta: allerta, movimento fisico, reazione al pericolo.
In condizioni di stress è attivato il Sistema Nervoso Simpatico mentre, è inibito il Sistema Nervoso Parasimpatico, quindi, anche il nervo vago. Poiché, come illustrato, quest’ultimo è coinvolto nel processo digestivo, ne consegue che una persona cronicamente stressata, presenterà alterata la funzionalità dell’apparato gastrointestinale. Ecco spiegata, dunque, la connessione stress-reflusso gastroesofageo!
Come intervenire? La verità è che ciascuno di noi dovrebbe individuare e correggere le situazioni e le condizioni che lo portano a essere cronicamente stressato. Nei casi più semplici, può trattarsi di ritmi di vita frenetici, eccessivo carico di responsabilità, esposizione smodata ai mezzi informatici. In altre circostanze, la causa risiede in veri e propri “nodi da sciogliere” nella nostra esistenza e andrebbero affrontati insieme a un terapeuta.
Possiamo, però, fornire delle tecniche generali per ridurre la somatizzazione dello stress sul sistema gastrointestinale:

  • Mangiare in condizioni di rilassamento, senza fretta e spegnendo TV, radio e cellulare;
  • Praticare discipline come lo Yoga oppure seguire tecniche di rilassamento come il Training Autogeno e Rilassamento Muscolare Progressivo: oltre ai corsi, esistono diversi libri inerenti la materia;
  • Bere una tisana rilassante prima di dormire, come la camomilla.

Assumere comportamenti quotidiani corretti

Possiamo indicare alcuni accorgimenti, da integrare a quanto appena descritto, per migliorare la gestione del Reflusso Gastroesofageo:

  • Evitare indumenti troppo stretti;
  • Attendere almeno due ore, dalla fine di un pasto, prima di coricarsi;
  • Smettere di mangiare prima di avvertire una spiacevole condizione di pienezza.

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