Perdita di massa muscolare nell’anziano: cosa può fare l’alimentazione

Va sotto il nome di sarcopenia la perdita di massa muscolare al di sotto di un certo limite critico che si può verificare in un individuo a seguito di varie condizioni morbose o fisiologiche. Nell’anziano si assiste ad uno spontaneo calo della massa muscolare in seguito sia alla sedentarietà, conseguente alle patologie correlate all’età, sia a processi connessi all’invecchiamento dell’organismo.
Sembra infatti che un meccanismo coinvolto nella sarcopenia senile sia una perdita di motoneuroni, ovvero i fasci di nervi che partono dal sistema nervoso centrale e terminano sui muscoli. Attraverso di essi il nostro cervello è in grado di comandare ai muscoli il movimento. Tuttavia, a parità di fisiologici processi di invecchiamento, non tutti gli individui giungono alla vecchiaia con lo stesso grado di abilità motorie: possiamo osservare ultraottantenni con mobilità tali da consentirgli di svolgere un certo grado di attività fisica e, per contrasto, coetanei quasi del tutto allettati.
Quali sono le conseguenze della sarcopenia senile?
La principale conseguenza, in un anziano, di ritrovarsi con una massa muscolare ridotta e poco efficiente è la maggiore suscettibilità alle cadute. La concomitante presenza di osteoporosi, poi, predispone ad un elevato rischio di fratture con tutte le compromissioni fisiche che queste possono avere su un individuo avanti con gli anni. Esiste, però, un’altra conseguenza poco conosciuta della sarcopenia e di cui si parla ancora troppo poco attraverso i mezzi di divulgazione scientifica.
Quando si tratta di malattie metaboliche, ipertrigliceridemie, ipercolesterolemie, diabete, si ci concentra unicamente sulla riduzione del grasso corporeo. Ciò è giustissimo in quanto è nell’accumulo di tessuto adiposo, in particolare a livello viscerale, l’origine di queste insidiose patologie. Tuttavia, non si parla mai del ruolo che il muscolo ha sul nostro metabolismo. Perdere massa muscolare significa ridurre la capacità del nostro corpo di bruciare grassi. L’ obesità sarcopenica, ovvero la concomitante presenza di eccesso di grasso e riduzione della massa muscolare, è comune nell’anziano più di quanto si pensi. La correlazione tra sarcopenia, eccesso di grasso e malattie metaboliche è dimostrato da studi che hanno messo in evidenza come nei diabetici esista una più alta percentuale di obesi sarcopenici rispetto a soggetti non diabetici.
Esiste un sistema per contrastare la sarcopenia nell’anziano?
Se il nocciolo del problema è una riduzione della massa muscolare, la prima idea che viene in mente è stimolare la sua crescita attraverso l’esercizio. Infatti, un’attività fisica mirata finalizzata all’incremento delle masse muscolari è il toccasana per questo tipo di problema. Bisogna, tuttavia, mettere in luce due questioni:
- L’attività fisica deve essere adeguata all’età e alle eventuali condizioni patologiche del soggetto anziano. E’ quindi opportuno che chi voglia intraprendere un programma di allenamento venga seguito da personale qualificato;
- Lo scarso apporto di proteine dall’alimentazione può vanificare ogni tentativo di incremento della massa muscolare.
L’apporto di proteine nell’anziano
Quando iniziamo a svolgere un programma di esercizi forniamo ai nostri muscoli l’input di adattarsi alle nuove necessità di movimento. Questo adattamento consiste in un incremento delle masse muscolari. In questo processo è necessario che avvenga una sintesi netta di proteine (queste molecole sono infatti una componente essenziale del muscolo). Ciò significa che la sintesi di nuove proteine deve superare la loro degradazione, quest’ultima dovuta sia a normali processi di ricambio sia all’esercizio stesso. Ciò implica che vi sia una richiesta addizionale di proteine dall’alimentazione. Questo è un punto su cui è bene spendere qualche parola. Oggi c’è un forte allarmismo riguardo l’apporto proteico alimentare. In questo contesto, quando parliamo di incrementare l’assunzione di proteine intendiamo fornirne una moderata quota addizionale che ha una funzione: fornire “materia prima” per determinare una sintesi proteica muscolare netta(come visto sopra) in risposta all’esercizio. I livelli di assunzione, in tal caso, sono ben entro i limiti di sicurezza e ben diversi da quelli smodati che si possono avere in alcuni “fai da te” ai limiti dell’autolesionismo.
Purtroppo l’anziano, per sua natura, è maggiormente predisposto al rischio di malnutrizione. L’inappetenza dovuta a patologie, la noia, la solitudine, inducono frequentemente queste persone a non nutrirsi in maniera adeguata e, quindi, a non introdurre il giusto apporto proteico. L’alterazione del senso del gusto, il senso di fame non efficiente, l’eventuale presenza di nausee, possono rendere fonti proteiche come carne e pesce poco attraenti per il palato. Per tale ragione è opportuno rivolgere maggiori attenzioni a questa categoria di persone, correggendo le loro abitudini scorrette. La cura nella preparazione delle ricette può rendere appetibili pietanze che altrimenti non risulterebbero tali.
Ma quali sono le principali fonti di proteine? Esistono fonti animali e vegetali. Le prime sono rappresentate da quelle che noi indichiamo comunemente con il termine di “secondi piatti” ovvero carni, pesce, formaggi e uova. Inoltre, ricordiamo il latte e lo yogurt. A queste poi si affiancano tipiche fonti vegetali quali i legumi, ma anche i cereali in una più piccola misura contribuiscono al fabbisogno proteico quotidiano. Farro ed avena, ad esempio, posseggono una più alta percentuale di proteine rispetto al frumento. Al di là di eventuali diatribe circa la scelta o meno di fonti come la carne o animali in genere, in cui non mi addentro in questa sede, possiamo comunque affermare che l’ampia varietà di cibi contenenti proteine garantisce la possibilità di adattarsi alle proprie scelte salutistiche e/o etiche.
Esistono particolari limitazioni nell’assunzione di talune fonti proteiche nell’anziano?
Un soggetto anziano, se non affetto da specifiche patologie, può seguire l’apporto proteico della popolazione generale (leggermente maggiorato in relazione alla specifica attività fisica). Chiaramente coloro che recano patologie come l’Insufficienza Renale Cronica, ad esempio, dovranno attenersi alle limitazioni del caso.
Al di là di queste specifiche situazioni, però, valgono alcune raccomandazioni generali connesse soprattutto all’apporto di grassi saturi nell’alimentazione. Benché esistano teorie nutrizionali contrastanti, è bene attenersi a ciò che al momento è ampiamente condiviso dalla comunità scientifica: un eccesso di grassi saturi è uno dei fattori correlati alla comparsa di malattie cardiovascolari. Questi si trovano prevalentemente nelle fonti animali, perciò una buona norma è consumare carni di taglio magro e formaggi non troppo grassi. Il pesce, che è anch’esso fonte di proteine di alta qualità, è nel contempo povero di grassi saturi e costituisce una validissima fonte proteica per l’anziano. Le uova, benché viste con scetticismo soprattutto per soggetti affetti da ipercolesterolemia, non sono da bandire ma da non consumare in maniera smodata.
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