Disbiosi intestinale e malattie autoimmuni

La Leaky Gut, ovvero, la permeabilità intestinale è un fattore alla base dell’eziogenesi delle patologie autoimmuni. I fattori in grado di rendere l’intestino “poroso” sono molteplici. Uno di questi è un’alterazione del microbiota intestinale, ovvero, l’insieme di microorganismi che vive stabilmente nel nostro intestino. Un’alimentazione a prevalenza vegetale e un utilizzo ponderato degli antibiotici influenza notevolmente la salute del nostro microbiota.

Permeabilità intestinale e microbiota

Vi siete mai chiesti dove inizia e dove finisce il nostro corpo? Dove comincia “il mondo esterno” e dove finisce quello “interno”? Qual è il confine che li delimita?
All’ ultima domanda molti, sicuramente, risponderanno la pelle. La risposta è corretta ma, incompleta. Quando introduciamo un alimento nel nostro apparato gastrointestinale, in realtà, finché esso non attraversa la parete dell’intestino, si trova ancora nel mondo esterno. È la parete che tappezza la superficie interna di stomaco e intestino a rappresentare il confine tra “dentro” e “fuori” come fosse una sorta di pelle interna. Per questa ragione, l’epitelio gastrointestinale, ovvero l’insieme di cellule che costituiscono il tessuto che ricopre le pareti dello stomaco e dell’intestino, ha la funzione di controllare scrupolosamente gli scambi di sostanze con l’ambiente. In pratica la sua funzione è escludere ciò che non deve entrare nel nostro corpo e favorire l’ingresso in circolo di ciò di cui l’organismo ha bisogno.
Il delicato compito di assorbimento e secrezione di sostanze avviene principalmente a livello intestinale. Per compiere questo fondamentale processo, le cellule che lo ricoprono posseggono, nelle loro pareti laterali, delle strutture specializzate dette giunzioni. In tal modo una sostanza che viene dall’esterno, per entrare in circolo, dovrà passare attraverso i meccanismi di trasporto, finemente controllati, presenti sulla superficie delle cellule e non infiltrandosi negli spazi tra di esse. Attraverso una barriera intestinale perfettamente integra, il nostro corpo garantisce uno scambio controllato di sostanze con il mondo esterno.
L’integrità della barriera intestinale è correlata con la flora batterica residente. Quest’ultima è formata da diverse specie di batteri (ricordate i cosiddetti “batteri buoni”) che possono essere considerati non solo degli innocui ospiti del nostro intestino ma, importanti collaboratori nella protezione e nel funzionamento del nostro organismo.  Il termine tecnico per indicare l’insieme di microorganismi presenti nel nostro corpo è microbiota.
Se il microbiota intestinale viene alterato, ne risente anche il normale funzionamento di filtro della parete intestinale. Vengono infatti intaccate le giunzioni laterali tra le cellule che non riescono, trovandosi letteralmente semiaperte, a bloccare questo ingresso incontrollato di sostanze.
Trovando, per così dire, la “porta di casa” aperta, altre sostanze nocive quali agenti chimici e tossine prodotte da funghi, possono accedere incontrollate compromettendo ulteriormente il normale funzionamento di filtro delle giunzioni. A questo punto ciò che proviene dal mondo esterno può potenzialmente entrare senza controllo. L’alterazione della flora batterica intestinale può essere provocata da un’alimentazione lontana da quella naturale, dove dovrebbe prevalere il consumo di fibre di origine vegetali ed essere contenuta l’assunzione di grassi di origine animale. Gli antibiotici somministrati agli animali negli allevamenti intensivi giungono inevitabilmente a noi sommandosi ai farmaci già assunti per ragioni di salute. Gli inquinanti chimici vengono a concentrarsi negli organismi viventi, in particolare nei tessuti grassi degli animali, e giungono sulle nostre tavole. Stress e abitudini scorrette come il fumo possono ulteriormente contribuire al quadro negativo.
A tal punto, una domanda può sorgere spontanea: cosa c’entra tutto ciò con le malattie autoimmuni?
Una malattia autoimmune è caratterizzata da una sorta di “errore” del sistema immunitario. In parole povere, quest’ultimo in natura ha la funzione di combattere ciò che è estraneo al nostro organismo per evitare conseguenze funeste. Ad esempio, un batterio, che è fondamentalmente una cellula, deve essere prima riconosciuto come non appartenente all’organismo, quindi estraneo, prima che il sistema immunitario “decida” di attaccarlo. Ciò non è per nulla banale, perché quest’arma che è rappresentata dalle cellule che attuano la risposta immunitaria non deve rivoltarsi contro di noi. Mentre dobbiamo essere in grado di riconoscere un patogeno e attaccarlo, parallelamente dobbiamo riconoscere come “nostre” cellule appartenenti al nostro corpo come quelle di un polmone, del sangue, della pelle, del cervello o del fegato. Ciò, che sembra scontato, è in realtà regolato in modo complesso affinché le cellule del nostro sistema immunitario siano capaci di “decidere” se l’oggetto che hanno di fronte è da combattere o da evitare, perché appartenente all’organismo stesso.
In una patologia autoimmune avviene una sorta di “confusione”: il sistema immunitario inizia ad attaccare molecole appartenenti al proprio organismo con conseguenze funeste. Sono esempi di malattie autoimmuni (o su base autoimmune) la sclerosi multipla, il diabete di tipo I,il morbo di Crohn, l’artrite reumatoide, la tiroidite di Hashimoto, …
Ora (spiegandolo in maniera estremamente semplice) un intestino permeabile a causa dell’alterazione delle giunzioni tra le cellule provocherà un ingresso continuo di molecole in maniera incontrollata all’interno dell’organismo. Ciò non farà altro che da una parte, iperstimolare il sistema immunitario e dall’altra creare una serie di condizioni che favoriscano la possibilità di confondersi con molecole. Ribadendo che questo quadro è estremamente semplicistico rispetto alla realtà, in linea generale è qui illustrato come l’esplosione di malattie autoimmuni che si sta osservando dal secondo dopoguerra sia fortemente connessa ad un’alterazione dell’equilibro intestinale provocato a sua volta da abitudini alimentari scorrette ed esposizione a sostanze chimiche inquinanti, pesticidi e farmaci.

Microbiota intestinale e alimentazione

Le alimentazioni moderne sono caratterizzate da una netta prevalenza di alimenti di origine vegetale a discapito di verdure, frutta, tuberi e legumi che, invece, abbondavano sulle tavole dei nostri nonni. Si osserva, inoltre, un consumo eccessivo di farine raffinate (pane e pasta bianche in primis).
Ciò ha indotto un radicale cambio della composizione del nostro microbiota intestinale. Nello specifico, si assiste ad una riduzione dei batteri del genere Prevotella e ad un aumento dei batteri del genere Firmicuti.
Ciò significa, in parole povere, possedere una flora batterica poco salutare.
Fortunatamente, è possibile intervenire su questo squilibrio semplicemente mutando le nostre abitudini alimentari. In pratica, è necessario seguire un’alimentazione a prevalenza vegetale:

  •  Le verdure dovranno essere presenti in prevalenza almeno ai pasti principali della giornata, ad esempio: minestroni, zuppe di legumi e verdure, insalate miste vegetali, vellutate…
  • La frutta è una buona fonte di carboidrati; è preferibile selezionare prodotti di stagione e biologici;
  • Preferire cereali integrali;
  • Limitare il consumo di proteine animali, rivolgendosi, in prevalenza a prodotti di qualità come bovini allevati ad erba, pesce non proveniente da allevamenti…
  • Inserire piccole quantità di frutta secca tra le nostre abitudini quotidiane;
  •  Riscoprire gli alimenti fermentati come crauti, Kefir, giardiniere di verdure…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *